Portami la testa di Silvino Herrera
"Noi contro loro" e altri "moderni" miti di guerra e civiltà
(7/04)
Sullo sfondo della fuoriuscita dei fascicoli relativi al segreto degli USA sui crimini di guerra in Iraq grazie al sito informatore WikiLeaks, Daniel Patrick Welch scruta da sotto la proclamata superiorità culturale e morale dell’Occidente di fronte alle atrocità contro persone innocenti in tutto il
mondo.
“Quando sbucciamo via tutti gli strati di carne bruciata, tutte le fiction attentamente costruite del progresso umano e dei benefici di scienza e tecnologia, dobbiamo affrontare una realtà forse ancora più triste. Semplicemente non esiste un “noi contro di loro”. La parte che si schiera a rappresentare il progresso ha fatto di più e peggio, usando metodi a bassa tecnologia e brutali come chiunque su entrambi i lati del divario tecnologico e culturale”. (Daniel Patrick Welch)
Loro decapitano la gente – noi lo facciamo con le bombe intelligenti.
Vi è, naturalmente una brutta verità per questo assioma di recente conio: l’orrore del terrorismo di stato è che la macchina travolgente della morte nelle mani di tutti i potenti governi supera di gran lunga le individuali atrocità compiute da folli, piccoli gruppi ed entità non statali. Mentre, con le loro decapitazioni e le uccisioni di innocenti, i teppisti pagani e gli assassini possono effettivamente essere dei barbari, è quasi impossibile realizzare con i loro metodi dilettanti il massacro di mezzo milione di bambini, come hanno fatto le sanzioni Anglo-Americane/ONU in Iraq.
"... vengono ignorate la brutale repressione dei movimenti che lottano per una maggiore libertà umana, i diritti dei lavoratori ed una vita degna di essere vissuta, mentre le "atrocità" di coloro che tentano di resistere vengono viste come riluttanti e prova di inferiorità culturale e morale ".
Questo è lo stesso ragionamento che smentisce l’accettabile concetto della guerra e della distruzione che rende auto-soddisfatto "l’Occidente", così compiaciuto e sicuro della sua superiorità morale. C'è, ed è spesso palese, un razzismo di fondo che concede ai cosiddetti "moderni” responsabili della guerra ed ai loro elettori di tollerare le enormi disparità di vittime che sono giunte a definire moderno il conflitto. Praticamente in ogni caso vengono ignorate la brutale repressione dei movimenti che lottano per una maggiore libertà umana, i diritti dei lavoratori ed una vita degna di essere vissuta, mentre le "atrocità" di coloro che tentano di resistere vengono viste come riluttanti e prova di inferiorità culturale e morale.
Tuttavia, il problema non è solo che la disparità dentro il terrore fa naufragare l'argomento della superiorità morale. E' vero che il 20° secolo è stato davvero il più orribile, all’insaputa della maggior parte degli osservatori neutrali: all’inizio il 90 per cento dei morti in guerra sono stati combattenti e il 10 per cento non-combattenti. Con la sua fine, il rapporto era invertito, facendolo diventare il più mortale e, discutibilmente, il meno “avanzato” secolo nella storia dell’umanità. E’ vero anche che, la macchina della guerra, con la sua amorale misurazione in “kilomorti”, la sua chimica del napalm progettata per attaccare e bruciare la pelle umana, il suo fosforo e gas, le sue bombe a grappolo - per non parlare del male quasi surreale della tecnologia della bomba ai neutroni, che hanno lo scopo di uccidere la gente, pur lasciando intatti gli edifici - dimostra che l’attuale brutalità relativa alla carne che viene bruciata ed a pezzi di corpo che esplodono non è in alcun modo meno barbara di altri metodi. Gli Stati Uniti non ricevono sostegni dal resto del mondo "civile" per l'istituzione dell'iniezione letale senza dolore, una pratica considerata un anacronismo barbaro da molti governi.
Quando sbucciamo via tutti gli strati di carne bruciata, tutte le fiction attentamente costruite del progresso umano e dei benefici di scienza e tecnologia, dobbiamo affrontare una realtà forse ancora più triste. Non si tratta solo di noi che siamo cinicamente in piedi, spremendoci la testa mentre loro si fanno a pezzi l’un l’altro a colpi di macete, come quando quasi un milione di tutsi sono morti in Ruanda. Semplicemente non c'è “noi contro loro”. La parte che sostiene di rappresentare il progresso, la "marcia della storia" e il compimento del desiderio umano di libertà e di autogoverno, ha fatto di più e peggio, usando i metodi brutali ed a bassa tecnologia come chiunque su entrambi i lati del divario tecnologico e culturale. C'è una foto famosa, non di Nick Berg, non di Giovanni Battista, ma di Silvino, uno dei luogotenenti dell'esercito di resistenza di Augusto Sandino. Meglio, è una foto della testa del Signor Herrera tenuta trionfalmente in alto da un Marine degli Stati Uniti, un eroe conquistatore dei pochi, degli orgogliosi. A quanto pare anche noi decapitiamo la gente.
Il Luogotenente Remmington della Marina degli Stati Uniti detiene la testa di Silvino Herrera, 1930.
Quando ero in Nicaragua, ho sentito la testimonianza delle vittime della Guardia Nazionale di Somoza, le donne con i loro seni tagliati, lasciate in vita e mutilate di proposito per terrorizzare le loro famiglie. Combattenti della Resistenza ed i loro sostenitori e sindacalisti uccisi con i genitali tagliati e ficcati nelle loro bocche. Le vittime costrette a mano armata ad ingoiare un interruttore legato ad una corda mentre le guardie, ridendo, continuavano a cercare di tirarlo su. Come tutti gli scagnozzi ovunque in America Latina, questi assassini, stupratori di suore, piloti dei “voli della morte” (che semplicemente spingono le vittime del terrorismo da un aereo in movimento verso una morte sconosciuta), killer-pagliacci e feccia assortita hanno ricevuto una formazione e il sostegno della CIA, del Pentagono e della temuta Scuola delle Americhe. Come Franklin D. Roosevelt, eroe della corrente americana di sinistra, una volta si vantava: "Somoza può essere un figlio di una cagna, ma è il nostro figlio di cagna". Scopriamo che tutte quelle cose le facciamo anche noi.
Allo stesso modo, ho per lo più considerato la foto di soldati trionfanti in cima ad una montagna di ossa dei conquistati morti, essere soprattutto una rappresentazione da cartoni animati. Scorretto di nuovo - l'unica così vera fotografia che io abbia mai visto era dei soldati americani nelle Filippine a cavallo del 20 ° secolo, quando oltre mezzo milione di filippini sono stati abbattuti nel tentativo riuscito di assicurare le isole all'impero americano. La scena si ripete fino alla nausea nella storia degli Stati Uniti, con furia omicida in tutto il nostro continente da un mare splendente all’altro, attraverso l'America Centrale, Caraibi e Pacifico. Nonostante l'audacia e l'isolamento di George Bush, non c'è assolutamente nulla di nuovo Iraq. Conquista, pacificazione, occupazione e trasferimento di "sovranità" ad un governo fantoccio è, da manuale, il modus operandi. L'unica fase ancora da completare è lo scarso decennio in cui si suppone che il mondo dimentichi le origini della dittatura, dopo di che le forze Usa ritorneranno a reprimere movimenti di ribellione o resistenza ed installare la democrazia, come se il ciclo non avesse avuto inizio.
In questo contesto, è quasi insopportabile sentire il poco profondo "dibattito" che indebolisce le idee tra democratici e repubblicani, sul "come gestire" l'Iraq, per non parlare delle infrastrutture di organizzati furti che trasferiscono trilioni di dollari dal Sud al Nord, da i lavoratori al capitale, da poveri a ricchi, dal marrone al bianco. A mio avviso, ci sono tre crisi - consentendo un certo consolidamento e sovrapposizione - che superano oggi ogni altra cosa per la loro urgenza. Esse possono essere riassunte nell'impero (con cui sono inclusi l'Iraq, Israele-Palestina, Venezuela, Colombia e il resto), nel WalMart e nell’annientamento del lavoro, con il suo relativo stupro del tesoro nazionale e del sistema sanitario, e nello stato di prigione, per cui l'incarcerazione sta favorendo e rimpiazzando la soppressione del voto, nel Klan e la schiavitù come la nuova ideologia razzista.
“I luoghi comuni dell’auto-illusione, del sentirsi bene riguardo la “grandezza dell’America” e una soppressione volontaria e travisamento della nostra storia sigillerà l’accordo, e noi precipiteremo a capofitto nell’incombente catastrofe ambientale che è in attesa di inghiottire tutti noi”
Questi sono, naturalmente, grandi problemi. Essi sono, comunque, problemi che stanno esplodendo, e quelli che minacciano l'esistenza stessa del genere umano (in combinazione con il consumismo rapace che tiene insieme le parti). Proprio il genere di problemi onnicomprensivi che potrebbe scioccamente aspettarsi di affrontare una campagna elettorale nazionale.
Questa storia enorme, intrisa di sangue e morte a vantaggio di profitti e oligarchia, è completamente estranea ai politici da strapazzo che ne rosicchiano gli angoli, non minacciati dalla spiacente scusa per l’"ideologia" ed i "valori" sposati dal sistema politico ed economico che lo hanno nutrito e generato. I luoghi comuni dell’auto-illusione, del sentirsi bene riguardo la “grandezza dell’America” e una soppressione volontaria e travisamento della nostra storia sigillerà l’accordo, e noi precipiteremo a capofitto nell’incombente catastrofe ambientale che è in attesa di inghiottire tutti noi.
Come un giovane allievo celebrante il bicentenario degli Stati Uniti, mi ricordo di aver sfilato in una esibizione corale chiamata " Il nostro Paese è tuo". Una lirica ancora palpabile nella mia mente e nel mio stomaco, cantata dal nostro coro di ignoranti, garruli scolari dalle menti controllate:
C'è un cielo sereno nel mio cortile
Lontano da paura e dubbio
Ma il mondo intero è la mia città natale
E ho devo aiutare il mio prossimo
C'è un cielo sereno nel mio cortile
Lontano da una terra lontana
Ma il mondo intero è la mia città natale
Quando la libertà ha bisogno di una mano
Pensandoci oggi, mi fa ancora accapponare la pelle con imbarazzo e disgusto, anche se avevo solo 11 anni. Una sorta di intervallo post-traumatico per un ex membro della setta.
La mancanza di dubitare di sé stessi combinato all'ignoranza della propria storia è forse la combinazione più pericolosa per l'umanità. La tortura ad Abu Ghraib non è solo la punta dell'iceberg, ma è semplicemente l'ultimo anello della catena. Di fronte a ciò la storia va avanti con disillusione, con il timore ed il dubbio che la razionalità e onestà comporta, ed è il compito di coloro che vorrebbero resistere all'assalto corrente che fa riflettere. È il primo passo di una lunga, lunga strada alla sanità mentale, e non è confortevole. Come Rosa Luxemburg notoriamente osservò, "sarà sempre l'atto più rivoluzionario ad affermare la verità a voce alta".
© 2009 Daniel Patrick Welch.
La riproduzione è consentita a patto che venga indicato l’autore e il link a
http://danielpwelch.com.
Tr. di
Alessia Rosafio
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Lo scrittore, cantautore, linguista e attivista Daniel Patrick Welch vive a Salem, Massachusetts, assieme a sua moglie Julia
Nambalirwa-Lugudde. Insieme gestiscono la
Greenhouse School. Sono disponibili traduzioni degli articoli in più di ventiquattro
lingue. Ogni link al sito è apprezzato. [Billy Connery © 1971 by Joseph W. Jennings] Il tributo di Welch a un’altra grande
donna, Patricia Jennings-Welch, è disponibile su.
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